Ho cercato a lungo la soluzione giusta per spiegare i miei vini: volevo trovare parole nuove per comunicare concetti profondamente radicati nell’esperienza poi ho capito che non serve usare la fantasia per esprimere un’idea che è perfettamente sintetizzata in un vecchio concetto, non proprio originale. E allora, lo dico e lo scrivo anch’io: per me, il vino buono nasce in vigna. Suolo, vitigno, clone, potatura, microclima, esposizione e scelte agronomiche costituiscono opzioni profondamente collegate che richiedono tanto studio ed altrettanta fortuna per convergere in quella magica sinergia di fattori che avvicina alla perfezione del frutto.
Poi, in cantina, la chiave di tutto sta nel rispetto. Rispetto del frutto, della materia, della natura, del lavoro e di chi consumerà il mio vino. Concetti semplici e difficili, allo stesso tempo, che si traducono in tanto lavoro manuale, perfezionamento costante dei processi naturali, utilizzo di attrezzature evolute, investimenti continui, utilizzo di energie rinnovabili.
Un tempo dicevo che i miei vini erano artigianali. Ora preferisco dire che sono come me: diretti, sinceri e genuini.
Territorio
Siamo ancora in Piemonte, nel profondo sud, a pochi soffi dalle spiagge della Liguria. Una terra di confine dove un tempo fiorivano i commerci sull’antica via del sale: i liguri portavano sale, acciughe, olio ai piemontesi; i piemontesi ricambiavano con il vino.